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Lavoro nero e caporalato: tasso record di irregolari in Calabria

Lavoro nero e caporalato: tasso record di irregolari in Calabria
I dati della Cgia evidenziano la Calabria con il 19,6% precede Campania e Sicilia

30 GIU - CATANZARO - Secondo un'analisi condotta dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre su dati del 2021, la Calabria detiene il primato negativo in Italia per la percentuale di lavoratori in nero, con il 19,6% rispetto al totale degli occupati, a fronte di una media nazionale dell'11,3%. Nella regione, si stima una presenza di 117.400 unità di occupazione irregolare nel Sud Italia.

Sul podio, insieme alla Calabria, si trovano la Campania, con il 16,5%, e la Sicilia, con il 16%. Il volume d'affari annuo attribuibile al lavoro irregolare in Italia è stimato in circa 68 miliardi di euro, di cui 23,7 miliardi nel Mezzogiorno, 17,3 nel Nordovest, 14,5 nel Centro e 12,4 nel Nordest. In Calabria, questo fenomeno rappresenta un giro d'affari di 2,5 miliardi di euro.

L'incidenza percentuale del valore aggiunto totale regionale legato al lavoro irregolare vede la Calabria al primo posto con l'8,3%, seguita dalla Campania con il 6,9% e dalla Sicilia con il 6,6%. La media nazionale si attesta al 4,2%.

Il fenomeno del lavoro irregolare è diffuso anche nel Centro-Nord, con una presenza significativa nel settore dei servizi alle persone (colf, badanti), dove il tasso di irregolarità raggiunge il 42,6%. Seguono l'agricoltura con il 16,8% e le costruzioni con il 13,3%.

L'analisi della Cgia mette in luce anche il problema dello sfruttamento e del caporalato, che colpisce soprattutto le categorie sociali più vulnerabili come persone in estrema povertà, immigrati e donne. Tra le aree più colpite dal fenomeno si citano la Piana di Gioia Tauro, l'Agro Pontino, il Nocerino-Sarnese, Villa Literno e la Capitanata di Foggia.

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